Ignoranti contro Intelligenti

Era una tradizione. Una tradizione da ripristinare. Alla fine di ogni stagione, quando le giornate sono lunghe, quando il campo è un terreno agricolo che nemmeno un aratro riuscirebbe a scavare, quando il cuore aumenta il ritmo indipendentemente dalla presenza di una ragazza, arriva il momento della sfida: Ignoranti contro Intelligenti. Le squadre si compongono naturalmente, considerando le caratteristiche psicosomatiche dei giocatori, la dialettica, insomma la filosofia di vita. E' il senso di appartenenza a produrre una destinazione naturale e le due formazioni assumono, di conseguenza, altissimo significato. Perché oppongono e portano in campo -per una volta divisi- i due ingredienti fondamentali del rugby: ignoranza in quanto utilizzo naturale del fisico, della forza, dello sforzo a babbo morto, della generosità inconsapevole; intelligenza in quanto senso tattico, astuzia, dosaggio delle forze. L'albo d'oro, forse a sorpresa, mostra un predominio netto degli ignoranti. Il che, per altri versi, vale come insegnamento. Senza l'ignoranza l'intelligenza perde smalto, attenzioni e, alla fine, è sconfitta. Non basta, non regge. Al tempo stesso l'ignoranza solo se misurata con l'intelligenza si esalta, produce sforzo massimo e decisivo. Di solito un pilone, ad esempio, tende a schierarsi tra gli ignoranti. Così come un mediano tende a far parte degli intelligenti. In realtà, se escludiamo alcuni casi cronici, il ruolo non basta affatto a produrre destinazione certa. Abbiamo avuto mediani dallo sguardo asinino e piloni illuminati nonostante un fisico da somaro anche se -va detto per onestà- è la mischia a fornire di solito i migliori ignoranti della stagione così come i trequarti forniscono la maggioranza degli intelligentoni. Non importa. Piuttosto, questa partita (da organizzare, si spera a breve) ribadisce a tutti un dato fondamentale: da solo, pur con mezzi notevoli, non vai da nessuna parte, trattandosi di rugby. E mentre giochi, compiacendoti della tua formidabile ottusità così come della tua eccezionale scaltrezza, ti accorgi che l'altro, il tuo opposto (in questo caso il tuo compagno - avversario) possiede qualcosa di altrettanto indispensabile, qualcosa che ti ha aiutato, ti ha protetto, ti ha salvato, ti ha gratificato durante la stagione. Quindi, paradossalmente, lo scontro alimenta l' incontro. Crea, finalmente, platealmente, una cruenta, bellissima dipendenza, ribadita a legnate. Un'esperienza unica, a pensarci. Un privilegio assolutamente, unicamente ovale.

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