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Viaggio in carcere

Vi scriviamo per raccontarvi cosa sta succedendo all’interno delle carceri milanesi, Beccaria, Bollate e San Vittore, dove realizziamo i nostri più importanti progetti sociali, in questo periodo decisamente particolare.

Abbiamo dovuto sospendere tutte le attività già dai primi di marzo a causa delle disposizioni per contrastare l’epidemia di Covid-19. Le  restrizioni hanno coinvolto tutte le attività esterne o ‘premio’ per i detenuti, appesantendo la già difficile situazione ma purtroppo, come ci hanno spiegato educatrici e istituzioni con le quali siamo sempre in contatto, non sono molte le cose che possiamo fare in questo momento. 

Volevamo comunque far sentire la vicinanza di tutta la famiglia di Rugby Milano e con i volontari abbiamo registrato un video saluto, nella convinzione che sapere di essere nel cuore di qualcuno possa essere di conforto.

Per i ragazzi di  Freedom Rugby e per i Barbari di Bollate  stiamo studiando il modo di proporre - nel rispetto delle regole dell’amministrazione penitenziaria - i contenuti della piattaforma Rugby Milano Webb, un’iniziativa che abbiamo lanciato in questi giorni per la formazione e gli allenamenti a distanza del club. Non potranno sfruttare tutte le potenzialità dell’e-learning ma cercheremo di fargli avere una guida all’allenamento individuale per, ancora una volta, portare dentro le mura il nostro sostegno! #distantimauniti è ancora più vero in questo caso.

A San Vittore la situazione è stata ulteriormente complicata dalla rivolta scoppiata il 20 marzo. Sull’onda delle proteste esplose in varie carceri d’Italia e dettate dalla sospensione dei colloqui con i familiari nell’emergenza Covid-19, i  detenuti che da tempo chiedevano la riduzione dell’affollamento nel carcere milanese, hanno per 24 ore devastato quello che avevano a tiro. Tutti gli operatori sono riusciti a mettersi in salvo grazie soprattutto all’intervento dei detenuti della Nave (l’associazione con cui noi collaboriamo), che hanno scortato il personale lontano dai tumulti, proteggendolo dagli altri carcerati. Olga e Barbara, le ragazze dell’associazione ce lo hanno confermato: all’inizio della protesta, i detenuti che partecipano al progetto le hanno scortate fuori, un gesto letto da tutti come un segno di rispetto e riconoscimento. 

Dopo una settimana sono potute rientrare in carcere ma ci dicono che la situazione è molto complicata, tutti i detenuti sono obbligati a stare chiusi in cella e possono uscite solo per l’ora d’aria. In questo momento tutte le nostre proposte di contatto come  un videomessaggio, o consigli per allenamenti individuali o possibilità di ingresso solo per un saluto sono da evitare per non complicare la gestione della situazione con gli agenti. Noi restiamo in contatto e saremo pronti per un gesto appena avremo la possibilità.

Abbiamo cercato di non lasciare indietro nessuno e non ci siamo dimenticati di sostenere i più deboli  in questi momenti difficili per tutti. Sempre avanti e #distantimauniti 

 

Francesco, Valerio, Paolo, Roberto, Federico  

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